Partiti per il Monte Campitello ci siamo ritrovati sui Marsicani


L’occasione era di quelle molto importanti, Luca avrebbe infatti raggiunto le sospirate 200 vette ed un manipolo di sostenitori si era aggregato festante attorno al progetto di toccare in successione il Monte Campitello, la Serra omonima e quindi, per concludere in bellezza, la Navetta e la Serra di Monte Canzoni dove avrebbero avuto luogo i festeggiamenti. Escursione decisamente facile con sviluppo chilometrico e dislivelli contenuti, insomma una gran bella passeggiata peraltro con punto di partenza e di arrivo differenti e quindi tutt’altro che monotona. In quattro arriviamo da Roma mentre Fernando ci aspetta alle prime luci dell’alba già a Scanno avendo dormito in camper nei paraggi; il tempismo è perfetto, infatti mentre Luca inizia a digitare il numero di Fernando ecco che il camper si affaccia da una traversa sulla provinciale esattamente innanzi a noi! Siamo particolarmente allegri anche perché già si intuisce un cielo assolutamente limpido che promette sole scintillante e visibilità sino all’infinito. Lasciata l’auto all’imbocco del sentiero che sale alla Navetta in località Le Prata saltiamo sul camper e via, verso il Passo Godi ed in pochi minuti andiamo a parcheggiare all’ingresso Y del Parco dove ci accolgono il clima quasi mite e un’alba dai colori a tinte forti: sono presenti quasi tutte le tonalità dal violetto del cielo, in alto, al rosso cupo appena sopra il profilo delle montagne. Dopo qualche scatto d’obbligo ci avviamo sulla carrareccia ed è tutto un parlare sulle grandi aspettative della giornata nonché un ampio ripasso di tanti bei momenti passati in altre escursioni del passato; poiché Luca è già stato lì per salire al Monte Godi ed è anche provvisto di buona memoria ci anticipa di quando in quando cosa ci attende dietro alle svolte della strada ed in particolare pre-annuncia con grande enfasi un breve passaggio in un boschetto fitto fitto di alberi che l’autunno di oggi ci propone intensamente colorati dal giallo al rosso, come pure dei medesimi colori è il terreno su cui camminiamo coperto com’è dalle foglie. Il luogo, bisogna riconoscerlo, è davvero molto suggestivo. Parlando e scherzando avvistiamo in breve il pennacchio di fumo dello stazzo Ziomas dal quale ci vengono incontro abbaiando non pochi cani pastore maremmani che in un attimo ci circondano con una tattica di squadra ben rodata senza però assumere atteggiamenti minacciosi e così, con cotanta scorta, raggiungiamo lo stazzo dove un pastore baffuto ci saluta cordiale e ci chiede se abbiamo per caso una sigaretta ma … per caso non l’abbiamo perché siamo tutti e cinque maledettamente salutisti! Magari me ne lascio un pacchetto nello zaino così la prossima volta potrò rendermi un pizzico più utile! Superato lo stazzo e raggiunta l’altura dove siede la stele a memoria del passaggio di Papa Wojityla si apre allo sguardo dell’escursionista un panorama spettacolare dove è tutto un susseguirsi di pianori, serre e cime e più giù, in fondo, appena sfumato dalla distanza, il mitico Monte Petroso. Luca ha con sè una copia della mappa dei sentieri con le indicazioni formulate da Doriano che sul Campitello già era salito e quindi ben sapeva dove lasciare il sentiero per affrontare la dritta salita alla dorsale: in pratica prima di entrare nel Ferroio di Scanno si doveva iniziare ad aggirare dal basso la montagna e quindi puntare a nord-est prima di entrare nel Coppo del Campitello. Facile, no? In effetti sarebbe stato facile se non fosse che, vai sapere per quale ragione, ci siamo fissati su una bella montagna rocciosa invero un po’ lontana, imponente rispetto alle altre e così, ad uno sguardo superficiale tutto sembrava tornare: sulla carta il Campitello è preceduto da alture più basse e a sua volta ne ha una senza nome appena un po’ più alta. Dal nostro punto di osservazione - si scoprirà poi che ci eravamo decisamente addentrati nel Ferroio di Scanno - solo le distanze sembravano un po’ eccessive rispetto a quanto ci eravamo figurati nel preparare l’escursione; comunque le certezze hanno preso il sopravvento sui dubbi ed abbiamo iniziato la marcia di ‘avvicinamento’ al nostro obiettivo (il Campitello ?!) … le indicazioni di Doriano ed altre lette in giro sul web dicevano che il punto migliore per intercettare la cresta di salita era in corrispondenza della minima estensione del bosco da attarversare. In effetti un punto del genere si poteva intuire ad una certa distanza di fronte a noi ma per raggiungerlo dovevamo tornare a scendere di un centinaio di metri su un pianoro (identificato successivamente come il Coppo di Ferroio), e così ci gettiamo giù per una forra fino a portarci finalmente alla base dell’agognata cresta. A proposito, il Coppo di Ferroio è un piccolo piano incassato tra ripidi costoni perfettamente livellato e con un ciuffo di faggi al centro, un angolo decisamente remoto, lontano da tutto e che trasmette pace ed un certo senso di intimità. Bene, a quel punto i duri cominciano a giocare e quindi su per la faggeta con una pendenza forte ma abbastanza costante; in pratica dopo due ore di marcia e qualche saliscendi siamo ripartiti dalla stessa quota a cui abbiamo lasciato il camper di Fernando … vale a dire che la salita era ancora tutta lì davanti a noi! A quota 1800 siamo finalmente fuori dal bosco e possiamo spaziare con lo sguardo verso innumerevoli vette a 360 gradi; qualche moderato dubbio serpeggia visto che quelli che ci separano dalla cima sembrano ad occhio un po’ più dei duecento che ci dovrebbero portare sul Campitello, ma la l’estrema bellezza del posto ci invita ad andare avanti con determinazione … la prima meta del giorno è ormai vicina. Un passaggio di cervi che corrono verso valle completa lo spettacolo e ci riempie di gioia! Saliamo noi e sale anche l’altimetro che supera di poco i 2000 ma ancora niente cima!? Forse il mio non funziona e allora con Maurizio ci confrontiamo ma anche il suo ormai veleggia ben sopra i 2000 metri. Improvvisamente il sospetto che ci potesse essere qualche cosa che non andava diviene qualcosa di più di un sospetto … alla nostra destra si è infatti aperto uno spiraglio sul lago di Barrea. Non ci possiamo credere!! Beh a questo punto decidiamo di continuare a salire - prima o poi è matematico che arriveremo - quando ad un certo punto Maurizio in avanscoperta indica avanti e annuncia che lassù c’è una cimetta!! Altro che cimetta, siamo ad oltre 2200 metri, già ma dove siamo? A quel punto ho una folgorazione (invero assai tardiva) ... accidenti, dico, abbiamo con noi la carta con le coordinate UTM ed il GPS e che ci vuole? Leggi qua leggi la ed ecco il verdetto: siamo sul Ninna e quello lì a destra è il Forcone mentre davanti abbiamo niente meno che il Marsicano. E’ incredibile! Ma come abbiamo fatto? Abbiamo percorso quasi 10 chilometri e siamo saliti sul Marsicano da una direzione decisamente insolita. E’ stata certamente tosta ma assai varia negli ambienti appena attraversati, tutt’altro che una scorciatoia! Dopo un consulto sul da farsi decidiamo di proseguire con l’obiettivo di tornare ad ogni costo sul Monte del Campitello: era e sarebbe rimasta una delle mete della giornata! Il giro che avevamo di fronte era assai promettente: i due Marsicano, Cima di colle dell’Angelo, Sella Orsara, Monte della Corte e finalmente la Serra del Campitello. Comincia così una galoppata tutta sopra i 2000 e cominciamo a mietere vette su vette, quasi tutti a parte il buon Luca che già in passato aveva calcato quei sentieri: Maurizio è euforico e si fa fotografare su ogni ometto sommitale, ci vuole del bello e del buono per dissuaderlo a deviare anche sul Calanga (gli diciamo che tanto da quelle parti ci torneremo comunque per toccare il Forcone). Compiamo un larghissimo giro a ferro di cavallo fino al Monte della Corte e questo ci consente innumerevoli diverse prospettive sul gruppo del Marsicano; si va dunque prefigurando un’escursione straordinariamente ampia e varia. Mentre sgranocchiamo dei panini sul Monte della Corte Luca mi dice : ma tu ora sei a quota 99 e … quindi la prossima vetta farai 100! In effetti l’imprevedibile evoluzione dell’escursione mi aveva messo in condizione di raggiungere questo traguardo un po’ prima del previsto. Ed è così che un altro spunto è andato ad arricchire una giornata decisamente piena: sulla cima della Serra del Campitello è sbucata fuori dallo zaino di Luca una bottiglia di champagne che il mio amico aveva in serbo per la sua 200ma e che ora in un moto di genuina e generosa amicizia metteva a disposizione per onorare l’obiettivo appena raggiunto. Ora questa dovrebbe essere solo la relazione di un’escursione (invero un po’ pazzerella), ma l’attestazione di affetto dei compagni d’avventura, gli abbracci ed il mio discorsetto dai contenuti semplici ma intimamente sinceri su quella cima isolata, sono cose che hanno lasciato in me un segno di cui desidero comunque lasciare ricordo scritto. Poco dopo raggiungiamo il Monte del Campitello che, a ruoli invertiti, da essere la prima è divenuta l’ultima vetta della giornata: ci siamo arrivati dopo 7 ore di cammino con un grande giro e ne siamo alfine molto contenti. Il resto è stata discesa fatta di conversazioni che si intrecciano, considerazioni sui migliori momenti dell’uscita, qualche battuta e gli immancabili piani per il futuro … insomma siamo ancora pieni di energie e radiosi nonostante i chilometri e gli ampi dislivelli superati. Il sole si avvia a scomparire dietro i monti dopo averci tenuto fedele compagnia per l’intera giornata ed i colori del tramonto vanno a ricongiungersi in un abbraccio ideale con quelli del mattino. In questo momento struggente Giacomo racchiude in due parole il senso di tutta una giornata: Escursione Grandiosa … P.S. C’è un seguito importante e di successo alla storia appena raccontata. Tre giorni dopo Luca e Maurizio sono tornati da quelle parti e … alle 9.00 del mattino è arrivato l’atteso messaggio “Finalmente 200!!!!!”